Doomstadt, Latveria
Per la maggior parte della popolazione, la giornata di oggi non ha nulla di particolare. I giornali di stato non parlano di nessun attacco al castello, solo di alcune esercitazioni dei nuovi sistemi di sicurezza. Che naturalmente hanno superato ogni esame eccedendo tutte le aspettative.
Il primo elemento a spezzare questa apparente normalità (o quella che i latveriani considerano tale) è un numeroso contingente di robot che marcia per le strade di Doomstadt.
Anche questo non sarebbe strano, se non fosse per tre particolari unici: primo, i robot sono modelli diversi dallo standard latveriano, anche se chiaramente ispirati ai soldati semplici delle truppe meccaniche di Destino. Secondo, tra i loro ranghi spicca un massiccio esemplare alto quasi due metri e mezzo, un colosso con un’unica fessura rettangolare a coprire entrambi gli occhi.
Terzo, e forse il dettaglio più strano, c’è una donna a guidare questa strana processione, nascosta da un cappuccio e da un mantello verde.
DOOMFALL
Parte 3 di 3
#12 – Eredità
Castello Destino
Lucia Von Bardas si guarda allo specchio, spazzolandosi i capelli. Ha sempre tenuto molto al proprio aspetto fisico, ma non per vanità: come tutto nella sua vita, è uno strumento per arrivare al potere. Un atteggiamento che l’ha aiutata a diventare il Primo Ministro di Latveria, unica donna al mondo a capo del governo di una dittatura assoluta.
Non è stato facile, e lo specchio glielo ricorda: nonostante il trucco, la ferita sull’occhio sinistro è ancora molto ben visibile. Ancora pochi millimetri e l’avrebbe perso.
-Sei bellissima come sempre – le ricorda la voce di un uomo, appoggiando le mani sulle sue spalle.
Lo specchio scruta anche lui. Goran Krast, Ministro dell’Educazione, la conquista meno importante della carriera di Lucia che gli ricorda subito con voce ferma:
-Non toccarmi se non te lo chiedo io.
Goran si affretta a togliere le mani, ma chiedendo comunque:
-Dobbiamo proprio continuare a tenere segreta la nostra relazione? Con Destino scomparso...
-Ci sono ancora altre azioni da intraprendere prima che io possa regnare – chiarisce Lucia.
“Incluso, se necessario, trovare un compagno più utile” aggiunge, senza dirlo ad alta voce.
Forse in risposta al suo pensiero, l’allarme del castello inizia il suo rumoroso lamento.
-Sapevo che era destino – sospira Lucia.
Nel frattempo Lancer si trova in uno degli innumerevoli laboratori del castello, uno dei pochi a non essere stato danneggiato dall’invasione.
La mani di Lancer sono state ricostruite, ma il rivestimento epidermico non è ancora stato inserito. Stranamente, la donna non è solita pensare a se stessa come a una cyborg... gli impianti sono così ben armonizzati con il suo corpo da farle spesso dimenticare di averli. Ma l’attenzione di Lancer ora non è focalizzata sui tendini metallici scoperti, ma sulla maschera del Doombot davanti a lei.
Sa che non si tratta del vero Destino. Ma se non fosse stata presente durante la sua spettacolare sparizione, non avrebbe modo di percepire la differenza.
-Potresti aver bisogno di tempo per abituarti alle nuove protesi. Ho effettuato diverse migliorie rispetto al modello precedente; il potere delle tue lame di energia è quasi raddoppiato.
-Puoi farlo davvero?
-Naturalmente. Nulla è impossibile per Destino.
“Mi chiedo se sappia di non essere quello vero o se mentire faccia parte della sua programmazione” pensa Lancer, che decide di non dichiarare i propri dubbi a voce alta ed invece chiede:
-Quali sono i miei prossimi ordini?
-Destino chiederà il tuo aiuto quando lo troverà opportuno – taglia corto il robot.
E’ in questo momento che scatta l’allarme. Il Doombot dimentica completamente il lavoro di riparazione, voltando la testa come se stesse cercando di focalizzarsi su un suono molto più distante.
-Non dirmi che siamo già sotto attacco.
-Protocollo Prodigo attivo. Sospensione di ogni altro programma – recita il robot, allontanandosi senza dire nient’altro a Lancer.
“E ora che gli è preso!?” si domanda la donna.
Il cancello d’ingresso del Castello Destino è costantemente sorvegliato, nonostante ne abbia bisogno. Ci sono poche persone al mondo abbastanza pazze da attaccarlo, e nessuna di queste si presenterebbe mai alla porta di Destino senza essere invitato.
Ma le apparenze sono importanti per ogni governo, in particolare per una dittatura: le guardie del cancello sono sempre all’erta e sempre bene armate. Una di queste imbraccia il fucile alla vista della donna incappucciata e della processione robotica che l’accompagna.
-Ferma! Nessuno si avvicina al Castello Destino senza un permesso!!!
-“Permesso”?
La donna cala lentamente il cappuccio, scoprendo i lunghi capelli corvini. Il suo volto tradisce un’età minore del previsto, poco più di un’adolescente, ma la sua voce è autoritaria.
-“Permesso”? Tu OSI chiedere a ME un “permesso”, piccolo uomo?
La guardia è pronta a fare fuoco, ma esita. E non è per il piccolo esercito robotico che ha di fronte, ma per qualcosa di indefinibile negli occhi azzurri della ragazza.
-Naturalmente no, vostra altezza – risponde l’uomo, abbassando l’arma e facendosi da parte.
La ragazza spalanca il cancello d’ingresso del castello, sussurrando:
-Finalmente a casa.
Il caos tra le mura del Castello Destino è all’ordine del giorno. La routine non esiste tra le sue mura: in qualunque momento si può essere sotto attacco da parte di eroi, dei, demoni, alieni e molto altro.
Le riparazioni dello scontro con il Destino del 2099 non sono nemmeno state completate, ed ora i corridoi sono ricolmi di robot di ogni fattezza.
A prima vista anche questo non è nulla di nuovo (in molti sospettano che il Castello ospiti molti più robot che esseri umani), ma questa volta è diverso: nessuno degli automi risponde agli ordini.
-Che accidenti sta succedendo!? – chiede Lancer, raggiungendo Lucia Von Bardas.
-Non ne ho idea. Abbiamo perso il controllo dei robot e delle difese del castello.
-Ancora? Un’altra invasione dal futuro?
Il Primo Ministro preferisce non rispondere. Si limita a raggiungere l’atrio del castello, dove tutti i robot si sono disposti ordinatamente mettendosi sull’attenti.
E’ in questo momento che la ragazza misteriosa fa il suo ingresso. Le guardie umane sono in inferiorità numerica schiacciante, ma puntano comunque le proprie armi contro di lei e sono pronti a morire per salvaguardare la sicurezza del Castello.
-Fermi! – ordina un Doombot, l’unico a non essersi schierato assieme agli altri. Raggiunge la ragazza, che si inginocchia al suo cospetto.
-Padre. Chiedo umilmente di poter servire Destino nella mia dimora ancestrale.
-Alzati. Un Destino non deve inginocchiarsi di fronte a nessuno, nemmeno a Destino stesso.
La ragazza si rialza, ed il Doombot le poggia una mano sulla spalla prima di rivolgersi a tutti i presenti, umani e non.
-Inginocchiatevi al cospetto di Morgana Von Doom, Principessa Reale di Latveria!
Il silenzio è quasi assordante. Nessuno osa emettere il benché minimo suono.
-IN GINOCCHIO!!! – tuona il Doombot, sollevando un pugno avvolto da pura elettricità.
Uno dopo l’altro, i robot obbediscono. Chi tra i presenti crede che questo Destino sia quello vero fa altrettanto. Chi conosce la verità lo fa solo quando si accorge di essere in minoranza.
Lancer e Von Bardas si lanciano un’occhiata di preoccupazione. Il Primo Ministro scuote impercettibilmente la testa, ma l’indignazione sul suo volto è più che visibile.
Dire che tra le due donne non scorre buon sangue sarebbe un eufemismo, destinato ad aumentare quando anche Lancer si inginocchia.
Solamente Lucia, il Doombot e Morgana sono rimasto in piedi.
-Sembra che ci siano ancora degli spiriti liberi nel tuo regno, padre. Permettimi di estirparli.
E’ impossibile leggere l’espressione facciale di un robot mascherato, ma Lucia ha abbastanza esperienza con questi modelli da capire che la sua esitazione nel rispondere è dettata da un conflitto nelle priorità programmate nel suo cervello elettronico. Un’opportunità da sfruttare.
-La grandezza di un uomo si misura dall’astuzia dei suoi nemici, “Principessa”. Se un impostore è stato capace di attaccare il Castello fingendosi Destino stesso, come possiamo essere certi che un altro avversario non voglia farci credere di essere sua figlia?
-Von Bardas... – inizia a redarguirla il Doombot, interrotto però da Morgana:
-Padre, la tua serva ha ragione. Destino governa tramite la forza delle proprie azioni, e così deve fare la sua dinastia. Permettimi di dimostrare da cosa deriva la mia autorità.
-Molto bene – concede “Destino”.
Morgana Von Doom si toglie il mantello, raccolto da uno dei suoi servitori robotici. Indossa un abito verde tenuto fermo da una larga cintura su cui è impressa una grande D metallica, e a cui è agganciato un elaborato congegno. Solo quando Morgana lo stringe tra le mani facendo apparire una lama luminosa si rivela essere una spada al plasma.
Un colpo netto decapiterebbe Lucia Von Bardas, se la spada non fosse bloccata da Lancer usando le proprie lame di energia. Può avere poco rispetto per Lucia... nessuno, in effetti... ma non è sua intenzione lasciare che sia uccisa a sangue freddo.
-Uccidere una donna disarmata cosa dovrebbe dimostrare, esattamente? – fa notare alla Principessa.
-Quale insolenza. Mio padre ti ha creata per essere una guerriera, non è così? Dimostrati degna!
Morgana sembra dimenticarsi di Von Bardas, sferrando un attacco contro Lancer. Quest’ultima riesce ad evitare di essere uccisa solo per un soffio.
“E’ veloce” pensa Lancer, difendendosi da un fendente deviando la direzione del colpo con le proprie lame. La spada funziona sulla stessa tecnologia del suo potere, e Morgana la impugna con maestria. Solo i riflessi cibernetici di Lancer le permettono di tenere il passo.
Morgana si dimostra però eccessivamente sicura in se stessa, brandendo la spada solo con una mano. Lancer è pronta a disarmarla quando nota che sul palmo della mano di Morgana è improvvisamente apparso qualcosa di luminoso.
Lancer non vede nemmeno arrivare il colpo concussivo. Si ritrova solamente a sbattere contro il muro più vicino, che non viene abbattuto solo grazie agli smorzatori inerziali al suo interno. Dal suo plesso solare fuoriescono scintille: Morgana sapeva esattamente dove colpire per disattivare temporaneamente i suoi sistemi d’arma.
Lancer fatica a rialzarsi, e la principessa è già sopra di lei pronta a tagliarle la testa.
-Morgana – richiama la sua attenzione Lucia Von Bardas.
La principessa si volta per osservare compiaciuta il Primo Ministro inginocchiarsi al suo cospetto.
-Non c’è bisogno di versare altro sangue. Giuro fedeltà a Morgana Von Doom.
-Come era destino – annuisce Morgana, disattivando e riponendo la spada laser.
Pur essendo danneggiata, Lancer è pronta a saltarle addosso. Il più massiccio dei robot di Morgana glielo impedisce, posizionandosi tra lei e la principessa. La fissa con il suo visore, e la sua voce meccanica rende chiare le sue priorità.
-Nessuno si avvicina alla Principessa Destino senza il suo permesso.
Lancer preferisce non obiettare... per il momento.
Sala del Trono di Latveria
I robot hanno riparato ogni danno causato dalle forze ostili di Destino 2099, ma nessun altro ha avuto il coraggio di avvicinarsi. Tutto quello che resta del Dottor Destino è il suo mantello, che ora avvolge il trono come un fantasma che si rifiuta di abbandonare la propria postazione.
Un Doombot apre la porta che conduce alla sala del trono. Attorno a lui sono stati radunati tutti i ministri del governo latveriano, adeguatamente sorvegliati dai robot di Morgana.
La principessa è l’unica a poter entrare assieme al robot: tutti gli altri restano sulla soglia. Morgana si avvicina al trono, chinando il capo in segno di rispetto. Il Doombot prende in mano il mantello di Destino e con la massima cura lo fa indossare da Morgana.
In un silenzio quasi religioso, Morgana si avvicina al trono e si siede, accavallando le gambe. Fa un ampio respiro, forse per assaporare il momento, poi poggia la testa sul pugno e fa un cenno al Doombot, che in piedi alla destra del trono annuncia:
-L’udienza ha ora inizio.
Anche i ministri che non sono stati informati dell’assenza di Destino capiscono che questo deve essere un robot, per lasciare che qualcun altro in sua presenza si sieda sul trono.
-Lord Destino è solito condurre queste udienze di persona – annuncia il Primo Ministro.
-Mio padre è altrove al momento. Mi occuperò io della reggenza di Latveria in sua assenza.
-Secondo il protocollo di successione, in assenza del sovrano sono i Doombot a fare le sue veci – ricorda il Ministro degli Interni.
-Il protocollo è sospeso sino al ritorno di mio padre. Nel frattempo, tutti i Doombot faranno ritorno al Castello Destino per un aggiornamento di sistema che supervisionerò personalmente. Qualunque ordine impartito da mio padre dovrà essere sottoposto alla mia attenzione, così potrò assicurarmi che la sua volontà sia seguita accuratamente.
-Vostra altezza, il popolo è abituato a seguire il volere del re; per questo non abbiamo rivelato la presenza dei robot che governano in sua vece. Dobbiamo rendere pubblica la sua assenza? – chiede il Ministro dell’Educazione e della Propaganda.
-Non ancora. Prima eseguiremo una cerimonia solenne in cui la riconoscerò ufficialmente come mia erede – interviene il Doombot.
-Non dovrebbe essere Destino stesso a presiedere una cerimonia così importante? – chiede Lucia.
-Stai mettendo in dubbio la mia legittimità ad ascendere al trono, Von Bardas!? – risponde stizzita Morgana, stringendo i pugni.
-Naturalmente no, Vostra Altezza. Ma il popolo ha visto solo una ragazza entrare nel Castello e prendere il potere con la forza – controbatte Lucia, mantenendo perfettamente la calma.
-Nessuno può prendere Latveria con la forza – interviene il Ministro della Difesa, il Generale Walczyk, visibilmente iracondo.
-Che vi prende? Noi siamo il braccio destro di Destino! E dovremmo lasciare il nostro glorioso paese nelle mani di questa ragazzina!?
-Non adesso, Walczyk – cerca di calmarlo Lucia: questo idiota rischia di farli uccidere tutti.
-Come facciamo a sapere che sia davvero figlia di Destino? Per quanto ne sappiamo potrebbe essere una spia americana! Ed anche se fosse sua figlia, non giurerò mai fedeltà ad una bastar... aackk...
Il Generale non completa la frase. Il Doombot lo ha afferrato per la gola e la sta stringendo, impedendogli di respirare ed impassibile verso i calci e i pugni sferrati dal militare.
-Come stavo dicendo – prosegue Morgana, soprassedendo alla lenta agonia del Generale – Tutti gli ambasciatori devono essere richiamati a Latveria. Tutti voi preparerete un rapporto completo sulle attività del vostro Ministero degli ultimi sei mesi; ogni programma governativo con l’eccezione di educazione, sanità e difesa è sospeso fino a quando non avrò terminato l’analisi e dato nuove istruzioni su come procedere. Ci sono domande?
L’unico suono è il tonfo del Generale Walczyk, dal volto paonazzo immobilizzato in una smorfia.
-Bene. Alla luce della sfortunata morte del Generale, assumerò personalmente il ruolo di Ministro della Difesa fino a data da destinarsi. Potete andare.
Stanze private di Lancer
La tensione al Castello è palpabile. Ogni stanza è presidiata da almeno due robot in assetto di guerra; Lancer ha provato ad avvicinarsi alla stanza di Boris, ma non le è stato permesso.
In effetti nessuno lo ha più visto dall’arrivo di Morgana. E’ raro trovare qualcuno ansioso di parlare con lui, ma Boris al momento dev’essere l’uomo più ricercato di Latveria: se c’è qualcuno che possa dare credito alla pretesa di Morgana di essere figlia di Destino, quello è Boris.
Lancer rientra nella propria stanza, accendendo la luce. Ma l’interruttore non funziona.
In qualunque altro luogo sarebbe un dettaglio innocente, ma al Castello è indice di guai. Lancer tenta di attivare la propria vista a raggi infrarossi, ma anche questa è fuori uso.
-Non lo farei se fossi in te.
Lancer non riconosce la voce maschile. Attiva le proprie lame di energia, che immergono la stanza in un gioco di luci quasi psichedelico. A parlare è stato un giovane ventenne che non ha mai visto, che indossa abiti all’occidentale e che ha in mano una foto incorniciata.
-Tuo marito, suppongo? Sembrate una bella coppia. Mi dispiace per la tua perdita.
-Hai cinque secondi per dirmi cosa ci fai qui prima di trovarti con qualche arto di meno.
-Modalità standby, accesso: franklin1996.
Le lame al plasma svaniscono, e Lancer si mette sull’attenti. Ogni tentativo di muoversi è inutile.
-Mi dispiace per l’approccio poco diplomatico, ma non posso rischiare che tu faccia saltare la mia copertura. Latveria è un posto pericoloso. Se volessi potrei ucciderti in questo momento senza che tu possa fare niente per impedirmelo, quindi spero considererai questo come un gesto di fiducia: ripristinare capacità verbale.
-“Gesto di fiducia”!? Lasciami andare!!! – grida Lancer, che non può fare altro: i suoi muscoli sono completamente paralizzati.
-Ascoltami: sei un agente libero, l’ultima cosa che Morgana vuole avere sotto il naso durante un colpo di stato. E credo che tu sia abbastanza intelligente da averlo riconosciuto come tale.
-Riconosco anche che ti sei introdotto in camera mia e mi hai immobilizzata!
-Hm. Uno spirito irrequieto. Capisco perché Destino ti apprezza.
-Ma si può sapere chi sei!?
-Sono l’unica persona che può salvarti la vita.
-Hai un modo strano per dimostrarlo!
-Sono una persona strana – ammette il ragazzo, alzando le spalle.
-Che cosa sai di Morgana?
-Ah, vedo che hai centrato il punto. Non molto, in realtà: la storia racconta che è nata all’inizio del regno di Destino, ma che è cresciuta in un luogo segreto per proteggerla dai nemici di Destino.
-“La storia”? Non dirmi che provieni anche tu dal futuro...
-Non proprio, ma ci ho passato un po’ di tempo. Abbastanza da sapere di cosa è capace Morgana.
-Parli per enigmi peggio di Destino. E’ sua figlia o no?
-Biologicamente? Non ne ho idea. Ma in ogni cosa che conta veramente... forse.
-Ma tu non credi alla sua storia. E’ troppo vecchia per essere nata durante il regime di Destino.
-Sarà maggiorenne il giorno in cui sarà riconosciuta come legittima erede, la settimana prossima.
-E lo sai perché eri lì? O sarai lì.
-No, c’è un campo anti-temporale che impedisce a chiunque di raggiungere questo periodo con il viaggio nel tempo... un campo che Morgana ha eretto al suo arrivo.
-Quindi o è davvero la figliol prodiga di Destino tornata per regnare in sua assenza, oppure è una viaggiatrice del tempo che si finge sua figlia per conquistare il potere. E sei qui perché vuoi il mio aiuto per fermarla?
-Sei più perspicace di quanto sembri, Lancer.
-Non abbastanza per capire perché dovrei aiutarti. Se ti sei introdotto di nascosto, non penso proprio che tu sia nelle grazie di Destino.
-Non proprio; noi due avevamo un rapporto... complicato.
-“Avevamo”?
-Non ti sarà sfuggito che il Dottor Destino è morto.
-Ora non esagerare, è solo scomparso in un’esplosione temporale. Sono certa che tornerà.
-Io no. Destino si è ritrovato al centro di una massiccia inversione anti-temporale. Ho esaminato personalmente la sala del trono: Destino è stato completamente cancellato dalla realtà.
-Oh, sei anche un esperto di meccanica temporale adesso?
-Non mi piace vantarmi ma...
Qualcuno bussa rumorosamente alla porta con la delicatezza di un carro armato.
-Samantha Dunbar. La Principessa Destino richiede la tua presenza.
-Detesto quel nome – alza gli occhi al cielo lo sconosciuto.
-Se fossi in te me ne andrei; quel robot sembra veramente tosto – lo avverte Lancer.
-Oh, lo è. Non puoi immaginare quanto; per questo verrai con me.
-E’ un rapimento?
-E’ un’offerta di lavoro. Stand-by cancellato, accesso: franklin1996.
Lancer può finalmente tornare a muoversi, e lo fa caricando nuovamente le lame. Prima che possa dire altro, la guardia del corpo di Morgana tuona nuovamente:
-Samantha Dunbar. Ogni tentativo di resistenza sarà considerato alto
tradimento.
-Ti ucciderà, Lancer. Sei una minaccia per lei: il tuo rispetto per Destino non si estende a nessun altro. Lo segui perché ti ha ridato vita e speranza quando eri sulla soglia della morte e della disperazione, perché ti ha dimostrato di poter essere qualcosa di più grande. Morgana non ha fatto nulla per meritare la tua fedeltà.
Lancer esita. Il pugno del robot sfonda la porta, mentre alle spalle dello straniero appare un portale.
-E’ la tua ultima possibilità, Lancer. Vieni con me se vuoi vivere.
-Non mi hai ancora detto chi sei.
-Il mondo mi conosce come Kristoff Vernard, ma io sono Kristoff Von Doom.
Il robot abbatte la porta e metà del muro, avanzando con forza inarrestabile. Ma tutto ciò che si trova davanti sono i resti scintillanti di un portale di teletrasporto.
-Aggiornamento:
Samantha Dunbar. Soggetto in fuga, armato e
pericoloso. Uccidere a vista.
Stanza da letto di Destino
I robot domestici hanno rimosso tutti gli effetti personali di Destino. Il quadro che rappresenta sua madre, normalmente appeso di fronte al letto, è stato rimpiazzato con un autoritratto di Destino.
Gli automi senza volto e senza occhi che normalmente assistono Destino si sono offerti di aiutare Morgana a prepararsi per la notte, ma la ragazza li ha mandati via: ormai è un’adulta e non ha più intenzione di essere trattata come un fragile oggetto da difendere.
I suoi vestiti sono appoggiati sul letto. Morgana si avvicina all’armatura di Destino che sembra montare di guardia, spostandone un braccio per farsi stringere da un abbraccio artificiale.
-Sei fiero di me, padre? Non potevo lasciare che Latveria restasse senza Destino.
-Lo sai che ti odia, vero?
Morgana si volta di scatto: il prezioso bracciale che porta al polso sinistro cambia istantaneamente forma in un’arma, pronta a disintegrare il bersaglio. Ma l’uomo dalla pelle rossa sdraiato sul letto non se ne preoccupa minimamente.
-In effetti, se fosse qui ti ucciderebbe con le sue stesse mani.
-Mefisto. Spregevolmente bugiardo come sempre – risponde Morgana, riponendo l’arma e richiudendo la vestaglia.
-Credi che Destino approverebbe quello che hai fatto? Prendere il potere con il sotterfugio, senza che ci sia nessuno ad opporsi alla tua volontà?
-Se sei interessato alla mia anima, fai la tua mossa. Altrimenti sparisci, la Principessa Destino non condivide il proprio letto con un parassita come te.
-Sarebbe divertente provarci, ma no. A dire la verità... e sì,
mi rendo conto quanto questa frase sia strana pronunciata da queste labbra...
sono venuto qui per farti i miei auguri.
-Trovo difficile crederlo.
-Posso aver perso l’anima di sua madre, ma Destino ha condotto
moltissime persone nel mio dominio. Con la sua scomparsa il mondo sarebbe un
posto migliore, quindi sono più che felice che un corruttore dello stesso
calibro abbia preso il suo posto.
-Se stai cercando di essere invitato alla mia incoronazione, sappi che dovrai fare molto di più per entrare nella lista degli invitati.
-No, grazie, ho già degli impegni per quel giorno. Torturare
l’anima di tuo padre, per iniziare.
-Di cosa stai blaterando, demone?
-Dove credi finisca l’anima del Dottor Destino alla sua morte, bambina?
-Mio padre non è morto. Ed anche se lo fosse, non resterebbe a lungo in un regno sottoposto ad un leader incompetente come te.
-La tua fede in tuo padre è incrollabile come quella che
Destino ha in se stesso, vedo.
-Sei strisciato fuori dal tuo inferno solo per dirmi questo?
-Ho perso l’anima di molti Von Doom
in passato. Ma tu, bambina, sei su una strada che porta direttamente tra le mie
braccia. Sono passato solo per augurarti buon viaggio.
Con queste parole, il Principe delle Menzogne svanisce in una fiammata di fuoco infernale.
Morgana non ha nessuna reazione. Credere che suo padre sia all’inferno contro la sua volontà è un pensiero che la sua mente non prende neppure in considerazione.
Ha ben altro a cui pensare, mentre si sdraia a letto. Conquistare la fiducia di Latveria e dei servi di suo padre. Legittimare il suo regime agli occhi delle altre nazioni. Conquistare il mondo.
Morgana Von Doom si addormenta stringendo l’armatura vuota di suo padre, e questo è il giorno più bello della sua vita.
Periferia di Praga, Repubblica Ceca
Il sole è già tramontato da molto e la pioggia scende insistentemente. La donna che sta chiudendo la saracinesca del proprio negozio sa di non doversi attardare in serate come questa. Concentrata sul tentativo disperato di non bagnarsi mentre apre l’ombrello, non si accorge della figura che si avvicina alle sue spalle fino a quando un fulmine non proietta la sua ombra.
Si volta di scatto. L’immagine della ragazza di fronte a lei, il volto completamente coperto dal cappuccio dell’impermeabile, coincide con un rombo di tuono che fa tremare la città.
-<Mi dispiace, siamo chiusi> – dice la donna, in ceco.
-Lo so – risponde la ragazza, in inglese.
-<Non parlo inglese, mi spiace> – continua la donna, sempre in ceco.
-Certo che lo parli. Te l’ha insegnato tuo nonno quando avevi dodici anni; volevi impararlo a tutti i costi perché c’era una sola altra persona della tua età a conoscerlo. L’aveva imparato a quattro anni.
-Non so di cosa stai parlando – taglia corto la donna, continuando a parlare in ceco, allontanandosi con passi lunghi e nervosi. Si allontana di pochi metri, mentre la ragazza resta immobile.
-Ha bisogno di te... Valeria.
Un altro tuono scuote la città e un’anima. La donna si volta, anche se sa di non doverlo fare.
-Chi sei? Come sai il mio nome? – chiede in inglese.
La straniera solleva il cappuccio dell’impermeabile, rivelando il volto di una ventenne bionda.
Ha una M tatuata sull’occhio destro.
-Mi chiamo Layla Miller e so molte cose. Incluso come resuscitare Victor Von Doom.
CONTINUA !
Nel prossimo numero:
iniziano il regno di Morgana e la cospirazione di Kristoff.
Ma che fine ha fatto Victor Von Doom?